Intervista con i Roadhouse Crow, una bella testimonianza di musica rock e il sogno dell’inizio di una nuova era
Intervista con i Roadhouse Crow, giovane band made in Italy con il sogno di riportare in auge la musica rock nonostante la diffidenza degli ascoltatori nostrani.
Prima domanda: il rock in Italia è morto?
Difficile rispondere. Dipende molto dal tipo di Rock di cui si parla, ma certo è che qui l’Indie e l’elettronica hanno contaminato la scena underground al punto che, al di là di tutti i gruppi che scrivono un Pop molto legato a queste due correnti, quel poco di Rock che c’è segue decisamente questa tendenza. Forse ci sono bands che provano a rifarsi a un Rock molto classico, ma quell’idea che affascina noi, quell’idea molto melodica, è sicuramente poco presente.
Come nasce la band?
Come gruppo che fa canzoni sue nasciamo di fatto agli inizi del 2013. Abbiamo subito cominciato a comporre i nostri primi brani e grazie a un demo, che caricammo su Internet fummo chiamati a presentare le nostre canzoni al Music Village. Da lì abbiamo proseguito fino a oggi e col tempo si sono uniti a noi Marco, nostro batterista, ed Emilio, il nostro tastierista.
Il vostro genere rischia di passare inosservato in un paese come il nostro o credete che sia cambiato il vento e che anche qui possa tornare l’amore per una bella chitarra ruggente?
Noi cerchiamo semplicemente di scrivere ciò che sentiamo e di riproporre dei gusti che ci affascinano molto. Questo è uno degli aspetti che più ci stimola durante il nostro percorso, il poter incarnare delle idee, dei concetti precisi che possono, secondo noi, ancora dire e trasmettere molto. Certo, qui in Italia non è semplice il discorso che facciamo e col nuovo materiale che stiamo scrivendo, tra l’altro, stiamo cercando anche di assorbire delle tendenze che crediamo possano fare bene alla nostra musica e alle possibilità che ha di arrivare alle persone. Noi vogliamo continuare a lavorare duramente per farci ascoltare, sperando anche che la concezione complessiva verso certi generi di musica cambi.
Nel disco, specialmente nell’ultima canzone, è rintracciabile una vena prog. Scelta coraggiosa ma ben riuscita. Pensate di approfondire anche questa venatura che sembra voi abbiate nelle corde.
Non è la prima che ci viene fatta notare questa vena Prog, che immaginiamo sia legata a delle idee del Progressive Italiano, in Galapagos. In realtà la canzone non è nata e non è stata arrangiata con questo proposito, nonostante Marco e Emilio abbiano un background Progressive straniero, quanto più con un’idea oceanica, estiva, assimilabile a molti odori e immaginari legati al nostro Mediterraneo. Non abbiamo mai considerato l’idea di seguire una vena simile nei nostri brani, soprattutto per il fatto che la sensiblità collettiva viaggia in direzioni diverse nel momento in cui componiamo, ma ci fa comunque piacere che dall’insieme di varie influenze sia venuta fuori anche questa sfumatura Prog, immaginiamo sia segno che non sempre i brani che tiriamo fuori hanno le sole sfaccettature che riusciamo a vedere noi.
Quali sono i gruppi che hanno influenzato la vostra crescita musicale?
Molti. Fondamentalmente, noi 4 abbiamo altrettanti gusti molto diversi e se dovessimo indicare un paio di gruppi o artisti a testa che ci hanno aiutato enormemente, Luca direbbe certamente David Bowie e Tom Waits, Marco Dream Theather e Green Day, Emilio ELP, Pink Floyd e Romiri, il nostro cantante, Johnny Cash e i Doors.
Prossimi impegni in programma?
Come detto già prima, abbiamo da un po’ ripreso a comporre nuovi brani (legati tra l’altro ad una Web Series) che andremo tra poche settimane a incidere, per il resto stiamo girando per far ascoltare le nostre canzoni live e cercando delle persone con cui poter collaborare per far crescere la nostra musica.